Lotta alla pirateria digitale, la norma contro il “pezzotto” è vicina e sarà efficace, a detta di molti. Questa novità contrasterà anche i milioni di italiani che pagano abbonamenti illegali, anche all’estero, per vedere le partite di calcio in diretta rendendosi parte di una vera e propria truffa.

Il 22 marzo 2023 è arrivato il via libera in Italia per la prevenzione e repressione della pirateria audiovisiva.

La regola per investigare sarà il follow the money, perché non sarà tanto importante ai fini del procedimento verificare chi usa effettivamente l’abbonamento attraverso l’indirizzo IP, bensì chi ha effettivamente pagato per godere dello spettacolo illegale.

Un sistema questo che semplifica senza dubbio l’attività degli investigatori che potranno rivolgersi direttamente agli intermediari di pagamento e chiedere dettagli.

Le pene sono serie e prevedono per i pirati il  carcere da sei mesi a tre anni e la multa 2.582 euro a 15.493 euro, mentre da 1.000 a 5.000 euro per i fruitori.

Con la nuova legge antipirateria sarà l’Agcom, cioè l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ad agire direttamente e repentinamente per bloccare le trasmissioni illecite poiché, come noto, l’elemento fondamentale per arginare la pirateria è il tempo.

Fino ad oggi i diffusori di spettacolo in forma illegale avevano tutto il tempo di riorganizzare la rete di vendita e trasmissione dopo essere caduti nella rete degli investigatori; oggi, invece, avranno a disposizione solo 30 minuti, ecco perché:

l’Agcom riceverà le segnalazioni e potrà inviare ai fornitori di servizi Internet un ordine di bloccare la programmazione; in caso di omessa risposta entro 30 minuti, verranno sottoposti a sanzione.

Solo in un secondo momento l’Agcom dovrà comunicare all’autorità giudiziaria i dati in possesso, che procederà con le ordinarie indagini a carico di chi ha offerto il servizio e chi lo ha pagato pur sapendo di prendere parte ad una truffa in termini di copyright.

La legge è stata approvata all’unanimità dalla Camera dei Deputati italiani, ora la palla passa al Senato della Repubblica, dove non si prevedono problemi al rilascio definitivo del provvedimento.

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