L’ IVAFE  è l’imposta sulle attività finanziarie estere ed  è ignorata da molti che intendono rientrare in Italia, spesso una volta raggiunta la pensione, mantenendo un conto di risparmio o investimento nel paese di provenienza.

Ecco cosa c’è da sapere per evitare spiacevoli inconvenienti con il fisco.

In Italia, le persone che hanno investimenti finanziari o conti bancari all’estero devono pagare una imposta.

Questa regola non si applica solo alle persone, ma anche a enti non commerciali e società semplici che risiedono in Italia e devono fare dichiarazioni fiscali per gli investimenti, come indicato nella legge 167/1990.

La tassa, che è il 2 per mille del valore degli investimenti finanziari, dipende dalla percentuale di possesso e dal periodo di detenzione.

Per i conti bancari e i libretti di risparmio detenuti all’estero, la tassa è di 34,20 euro per ciascun conto o libretto.

Non si paga la tassa se il saldo medio annuo di tutti i conti o libretti non supera i 5.000 euro.

Si considerano anche conti congiunti e, se presenti, si calcola la quota del contribuente.

Il valore degli investimenti finanziari si basa sul loro valore di mercato alla fine di ogni anno, nel luogo in cui sono detenuti.

Se le attività non sono più possedute alla fine dell’anno, si utilizza il valore di mercato al termine del periodo di detenzione.

Per le attività quotate, si usa il loro valore di mercato nei mercati regolamentati.

Se non sono quotate, si fa riferimento al valore nominale o al valore di rimborso.

Dalla tassa dovuta, si può sottrarre un credito d’imposta fino all’importo dell’eventuale tassa patrimoniale pagata nel paese in cui sono detenuti gli investimenti.

Questo credito non può superare l’importo della tassa dovuta in Italia.

Non si ottiene alcun credito d’imposta se il paese in cui sono detenuti gli investimenti ha una convenzione per evitare la doppia imposizione, che prevede che l’imposizione sia solo nel paese di residenza del possessore.

In questi casi, è possibile richiedere il rimborso delle imposte patrimoniali pagate all’estero all’amministrazione fiscale di quel paese.

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