Ci chiamano Cervelli in Fuga, fenomeno che l’Enciclopedia Treccani definisce “emigrazione di personale tecnico-scientifico, ad alta qualificazione professionale, in genere in possesso di istruzione terziaria, verso paesi, diversi da quelli di nascita, in cui vigono migliori condizioni di lavoro, soprattutto nel campo della ricerca scientifica”.

Cosa prevede il decreto attuativo della legge delega fiscale 2023 e cosa intende fare l’Italia in termini di tassazione per invogliarci a tornare?

Poco, certamente meno rispetto al passato.

Le novità esplicheranno la loro efficacia a partire dal 1° gennaio 2024; la nuova normativa, che abroga la precedente, lascerà spazio a nuove previsioni nettamente più restrittive rispetto al passato.

Salvi i diritti dei soggetti che riusciranno a trasferire in Italia la loro residenza entro il 31 dicembre 2023, ecco una visione di insieme di quello che spetta a chi deciderà di traslocare in Italia.

Il limite massimo di reddito agevolabile sarà di Euro 600 mila e la percentuale di esenzione fiscale scenderà al 50%.

Doveroso evidenziare che con il vecchio sistema i redditi prodotti in Italia concorrevano alla formazione del reddito complessivo solo al 30% del loro ammontare; tale cifra arrivava addirittura al 10% se si trasferiva la residenza in una regione del sud Italia.

L’elenco dei requisiti da soddisfare è presto fatto:

  • Non aver risieduto fiscalmente in Italia nei 3 anni precedenti al trasferimento; la vecchia normativa prevedeva l’aver vissuto all’estero per almeno un biennio.
  • Impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno 5 anni, mentre in precedenza l’impegno richiesto di mantenere stabile la propria residenza era di solo due anni. Se la residenza fiscale italiana non verrà mantenuta per il tempo indicato, il cervello rimpatriato perderà i benefici e l’Agenzia delle Entrate richiederà le imposte risparmiate e applicherà sanzioni ed interessi.
  • Lavorare principalmente in Italia in un nuovo rapporto di lavoro con un datore di lavoro diverso da quello con cui si lavorava all’estero prima del trasferimento.
  • Svolgere la maggior parte del lavoro in Italia durante il periodo d’imposta.
  • Appartenere alla categoria di lavoratori con requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, è un’altra novità rispetto al passato, quando nulla era previsto in modo specifico riguardo alla categoria lavorativa.

Infine, il nuovo incentivo fiscale si rivolge solo a lavoratori con redditi da lavoro dipendente, poiché i redditi di impresa sono esclusi dalla riforma.

Scomparsa anche la proroga automatica di ulteriori 5 anni in caso di acquisto di un immobile residenziale o presenza di figli minori o a carico al momento del rientro in Italia.

Solo docenti e ricercatori sembrano essere stati risparmiati dai tagli, poiché saranno soggetti alle precedenti previsioni.

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